Gli impianti di climatizzazione sono ormai indispensabili per godere del dovuto comfort in casa e, più in generale, negli ambienti interni: è dunque molto interessante avere un quadro chiaro delle relative caratteristiche.
Il commercio del settore è ormai estremamente ricco e variegato. È infatti possibile scegliere modelli di qualsiasi prezzo e con le funzionalità più disparate, ma come possono essere distinti i climatizzatori dal punto di vista prettamente tecnico?
Le principali distinzioni tecniche che è possibile operare sono due: una riguarda il fluido termovettore utilizzato dagli stessi, e l’altra il fluido di alimentazione dei terminali.
Le tipologie di condizionatore distinte per fluido termovettore
Il fluido termovettore è l’elemento che viene utilizzato per trasportare l’energia termica o frigorifera dal generatore fino ai terminali di emissione.
Relativamente ad esso, i climatizzatori possono essere distinti in 3 categorie: modelli ad acqua, ad aria o misti.
Gli impianti ad acqua sono in grado di trasportare rilevanti quantità di calore, grazie all’elevato calore specifico di tale elemento, il tutto senza necessitare di tubazioni ed elementi strutturali ingombranti.
L’acqua è inoltre in grado di accumulare energica termica o frigorifera per poi rilasciarla in un secondo momento, di conseguenza è possibile produrre calore quando ne si ha il bisogno.
Questi impianti sono dunque efficienti, economici, ma non mancano i “contro”: infatti, non consentono di controllare la qualità dell’aria e i relativi tassi di umidità, consentendo il solo controllo dei carichi termici sensibili.
Gli impianti ad aria garantiscono elevati livelli di qualità dell’aria interna, immettendola nell’ambiente senza la necessità di ulteriori scambi di calore.
Questi modelli, a differenza di quelli ad acqua, consentono di regolare anche l’umidità dell’aria stessa, e sono in grado di coprire sia i carichi termici sensibili che quelli latenti.
L’aspetto più negativo corrisponde al fatto che, dato il ridotto calore specifico dell’aria, è necessario, per ottenere un risultato di livello, trattare quantità di aria piuttosto elevate.
Gli impianti misti, infine, prevedono un ricorso congiunto ad entrambi gli elementi, aria ed acqua, e sanno rivelarsi piuttosto efficienti.
Le tipologie distinte per fluido di alimentazione dei terminali
Per quel che riguarda il fluido che alimenta i terminali di impianto si possono invece distinguere due tipologie di climatizzatori: quelli a espansione diretta e quelli a fluido intermedio.
Gli impianti ad espansione diretta sono alimentati direttamente dal refrigerante del circuito frigorifero, dunque utilizzano l’aria come fluido termovettore.
Modelli come questi sono particolarmente adatti agli edifici di piccole dimensioni e si fanno apprezzare anche per la loro grande facilità di installazione.
Gli impianti a fluido intermedio, invece, movimentano il calore utilizzando un fluido, come acqua o acqua glicolata, riscaldato da un generatore, per poi commutarlo con le batterie di scambio contenute nei terminali di emissione.
Anche questi modelli sono qualitativamente apprezzabili, soprattutto per la loro efficienza e la loro versatilità, ma tendono a necessitare di una maggiore manutenzione.
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