Le pompe di calore sono senz’altro una delle soluzioni di climatizzazione più efficienti, sia per quel che riguarda il riscaldamento invernale che il raffrescamento degli ambienti nei mesi più caldi, senza affatto trascurare la produzione di acqua calda sanitaria.
Tali dispositivi funzionano assorbendo energia termica dall’ambiente circostante trasferendola alla struttura da climatizzare, alla temperatura utile, e hanno raggiunto un livello di efficienza davvero elevato; nonostante questo vi sono comunque degli ulteriori, ampi margini di miglioramento.
È recente, infatti, la notizia per cui un gruppo di scienziati dell’Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne, noto istituto di ricerca svizzero, ha sviluppato una metodologia che rende più agevole l’aggiunta di micro turbocompressori alle pompe di calore, con tutti i vantaggi che ne derivano.
I micro turbocompressori sono ben 10 volte più piccoli rispetto ai dispositivi a pistone e, allo stesso tempo, sono più efficaci, riuscendo a sviluppare centinaia di migliaia di giri pressoché senza alcun attrito, caratteristica che incrementa il trasferimento di calore dalla pompa del 20-30%.
La criticità legata all’impiego di micro turbocompressori corrisponde al fatto che essi, per via delle loro ridotte dimensioni, sono piuttosto difficoltosi da incorporare.
Tale problema, tuttavia, si potrebbe risolvere senza grossi problemi: alcuni ingegneri hanno infatti impiegato un particolare processo di apprendimento automatico denominato regressione simbolica, un processo che impiega delle equazioni per calcolare in modo preciso le dimensioni che devono contraddistinguere il singolo turbocompressore, rendendo così più agevoli i tempi di progettazione.
La ricerca in questione si è aggiudicata il premio Best Paper Award in occasione dell’evento Turbo Expo 2019.
