La discussa Direttiva Case Green inizia a prendere corpo: la Commissione Europea, infatti, ha recentemente fornito delle raccomandazioni ai Paesi membri per quel che riguarda le modalità di attuazione.
Ora, la palla passa proprio alle nazioni comunitarie, che entro il 31 dicembre 2025 dovranno presentare una bozza del Piano Nazionale Ristrutturazione, nell’attesa che, il 29 maggio 2026, la Direttiva entri definitivamente in vigore.
Ma quali sono, dunque, i capisaldi di queste raccomandazioni?
I punti da evidenziare sono diversi, a cominciare dall’abbandono degli incentivi uniformi; si preferiscono, infatti, le aliquote fiscali variabili, volte a premiare la qualità dei risultati raggiunti, ovvero l’efficacia degli interventi di efficientamento che vengono posti in essere.
È strettamente correlato a ciò il fatto che le misure finanziarie dovranno essere strutturate sulla base di performance misurabili.
La Commissione Europea desidera inoltre che gli stati membri vadano oltre il canonico sistema di incentivi basato su detrazioni, prevedendo anche altri strumenti finanziari ad hoc, come prestiti, fondi di garanzia e altro ancora.
Inoltre, cosa importante, devono essere previste delle formule particolarmente vantaggiose per le famiglie a basso reddito: la grande quantità di interventi di efficientamento che dovrà essere eseguita negli anni a venire, infatti, non dovrà accentuare le diseguaglianze economico-sociali.
Per fare in modo che i cittadini riescano a districarsi efficacemente tra la burocrazia e possano realizzare gli interventi necessari nel modo più agevole possibile, è prevista la nascita di una struttura operativa apposita, il cosiddetto Sportello Unico per la Prestazione Energetica.
Dovrebbe sorgere almeno uno sportello ogni 80.000 abitanti, tenendo conto della densità della popolazione sul territorio; uno strumento, questo, che è volto anche a rendere il più alto possibile il numero di interventi eseguiti.
Le linee guida europee, infine, ribadiscono la possibilità di esonerare alcuni immobili da quanto previsto dalla Direttiva: tra questi vi sarebbero non solo quelli storici, ma anche quelli con una superficie utile inferiore a 50 metri quadri e quelli usati meno di 4 mesi l’anno, con un consumo inferiore al 25% di quello annuale.


