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Superbonus 110%: Conflavoro PMI espone alcune criticità di lungo periodo

Il Superbonus 110%, il noto incentivo fiscale dedicato alla riqualificazione degli edifici che già tantissimi italiani hanno avuto modo di cogliere, rischia un vero e proprio “collasso”.

È questo l’allarme lanciato da Conflavoro PMI nell’ambito dell’indagine conoscitiva deliberata dalla commissione Finanze della Camera e rivolta all’attenzione del Presidente della Commissione.

Gli ostacoli sulla via del Superbonus 110%

La prima, importante criticità corrisponde al fatto che il Governo ha stanziato fondi per 33,3 miliardi di euro affinché il Superbonus 110% sia fruibile entro il 2036, ma le richieste da parte dei cittadini sarebbero superiori, anzi avrebbero già superato i 33,7 miliardi di euro.

Oltre a questo, a destare preoccupazione vi sono altri fattori quali il rincaro dei materiali, i ritardi nei lavori, la paralisi del sistema di cessione dei crediti d’imposta da parte degli istituti bancari.

Il problema di liquidità delle imprese

Tante imprese edili hanno anticipato milioni di euro per rendere possibile l’avviamento dei lavori commissionatigli, ritrovandosi così un cassetto fiscale ricco di crediti, ma povero di liquidità, e questo in molti casi rende pressoché impossibile il prosieguo dei lavori in quanto ci sono da sostenere tutti i costi per l’acquisto dei materiali, per il pagamento delle retribuzioni e dei contributi dei lavoratori assunti ed altro ancora.

Il Presidente di Conflavoro PMI, Roberto Capobianco, ha evidenziato come, quello venutosi a creare, sia un vero e proprio circolo vizioso per il quale le imprese edili non riescono a trasformare in finanza i crediti ottenuti, provocando così un vero e proprio dissesto economico in tali aziende, questo perché, principalmente, il sistema non ha considerato tutte le esternalità che potevano venire a manifestarsi nel settore.

Per le motivazioni in questione, dunque, secondo Conflavoro PMI urgerebbe una riforma organica e strutturale degli incentivi e delle agevolazioni, in particolare sarebbe necessario consentire alle banche di cedere liberamente i crediti acquisiti.

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