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La Direttiva Case Green entra nel vivo, ma cosa accadrà se non si effettuano le ristrutturazioni dovute?

La riqualificazione delle case per la Direttiva Case Green

È ormai cosa nota il fatto che l’Unione Europea abbia avviato una serie di misure volte a tutelare l’ambiente, e tra queste una delle più importanti è senz’altro la cosiddetta Direttiva Case Green.

Tale Direttiva è entrata in vigore il 28 maggio del 2024, ovvero venti giorni dopo la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, e a decorrere da tale data i Paesi membri, dunque anche l’Italia, hanno a disposizione 24 mesi di tempo per poterla recepire.

Gli obiettivi della Direttiva Case Green

La Direttiva Case Green mira a rinnovare radicalmente il patrimonio immobiliare europeo, prevedendo delle misure riguardanti sia le nuove costruzioni che quelle già esistenti.

Nel primo caso, è disposto che a partire dal 2028 tutti gli edifici pubblici di nuova realizzazione debbano essere a zero emissioni, e due anni più tardi, dunque nel 2030, toccherà anche agli edifici privati, al netto delle eccezioni previste (monumenti, edifici di valore storico ecc.).

È stabilito anche che tutti gli edifici residenziali debbano ridurre il loro consumo energetico medio del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035, e anche quelli non residenziali dovranno adeguarsi, riducendo i loro consumi energetici medi del 16% entro il 2030 e del 26% entro il 2033.

L’Unione Europea, ovviamente, punta il dito contro gli edifici maggiormente “energivori”, ovvero quelli che si collocano nelle classi energetiche più basse, come la F e la G: entro il 2050 questi dovranno necessariamente aver compiuto un salto di qualità, migliorando le proprie performance.

Punti critici e sanzioni: cosa succede se non ci si adegua alla Direttiva Case Green

Sicuramente tali misure avranno dei risvolti molto positivi per l’ambiente, ma le polemiche, a riguardo, non mancano: le perplessità sono legate al fatto che queste ristrutturazioni di massa avranno inevitabilmente dei costi molto importanti, costi che non tutti i cittadini potranno permettersi.

Quanto detto vale, ovviamente, per ogni nazione, ma l’Italia è particolarmente toccata da tale misura, dal momento che nel nostro Paese le residenze che, sulla base di quanto disposto dalla Direttiva, dovranno essere sottoposte a ristrutturazione sono stimate in una cifra compresa tra 5,5 e 7,6 milioni.

Proprio per via di tale perplessità, c’è già chi si chiede: ma cosa mi succede se non ristrutturo il mio immobile? A quali sanzioni vado incontro?

Ad oggi non è possibile rispondere con certezza a questa domanda, anche perché l’Unione Europea demanda ai singoli Paesi membri le decisioni relative ad eventuali sanzioni.

Per avere una risposta certa, dunque, bisognerà attendere, ad ogni modo sembra davvero difficile immaginare che le ristrutturazioni degli immobili meno performanti possano essere facilmente evitate, non fosse altro perché, inevitabilmente, tanto più ci si avvicinerà ai limiti temporali previsti dall’Unione, tanto più il valore commerciale dei beni andrà a ridursi.

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